Credere alle notizie false non è sinonimo di disattenzione. Il fenomeno dell’information disorder, nome corretto delle fake news, è più complesso di ciò che si pensa. Ciò che accomuna tutte le notizie false è la loro veridicità, ovvero la capacità di sembrare credibili.
Le scienze cognitive ci vengono in aiuto nella comprensione e nelle spiegazione del motivo per il quale crediamo alle notizie false.
La prima ragione cognitiva sono le costruzioni mentali del nostro cervello. Sono proprio loro a creare simulazioni della realtà, partendo dal presupposto che ciò che pensiamo sia automaticamente vero.
Secondo Andrea Fontana, pensare vuol dire soprattutto mescolare le informazioni e credere ad alcune informazioni piuttosto che ad altre. Questo processo, ad oggi, si sta rivelando particolarmente veritiero a causa di un sovraccarico informativo che supera la normale capacità di elaborazione delle informazioni.
La filosofia si è già espressa a riguardo. Spinoza riteneva che conoscere un’informazione equivalesse già a credere ad essa.
Le fake news non nascono dal nulla. Si poggiano su una visione del mondo che esiste dentro di noi e sulla base della quale leggiamo la realtà.
La psicologia e l’intero mondo delle neuroscienze hanno affrontato la questione, portando alla luce quelle scorciatoie mentali che attuiamo quotidinamente, anche senza esserne consapevoli.
Le ragioni cognitive alla base della psicologia della disinformazione sono:
Avarizia cognitiva.
Il nostro cervello tende a minimizzare o evitare gli sforzi cognitivi. Di conseguenza tendiamo a risolvere problemi nel modo più semplice possibile, evitando processi faticosi e sforzi dal punto di vista cognitivo.
La tendenza alla semplificazione e alla rapidità è dovuta alla naturale evoluzione umana. Evoluzione che ci ha permesso di prendere decisioni più rapidamente, usando metodi semplici per risolvere i problemi.
Bias di conferma.
Si tratta di pregiudizi cognitivi che portano a credere solo alle informazioni che siano in linea con la nostra visione del mondo, scartando tutto ciò che la contraddice. Più semplicemente, crediamo solo a ciò che conferma le nostre credenze. Tutto quello che non rientra in questa sfera viene ignorato e tralasciato.
Siamo naturalmente attratti da ciò che conosciamo già, tentare di uscire dalla propria zona di confort è percepito come rischioso e spesso non siamo disposti a correre questo rischio.
La teoria del Doppio Processo.
Come già anticipato, tra il facile e il difficile tendiamo a prediligere la semplicità. Per approfondire bisogna specificare che il nostro modo di pensare è diviso in 2 sistemi:
Il primo è automatico e involontario.
Il secondo è un processo analitico che richiede maggiori sforzi cognitivi.
La scelta ricade sempre sul primo sistema, quello automatico e involontario. Questo accade perché è l’opzione che meglio si adatta alla velocità della società odierna. Il secondo sistema, invece, è molto più faticoso e lento, per questo viene messo da parte dal nostro cervello.
Adottando spesso il primo sistema, alcuni dettagli importanti della notizia che stiamo leggendo possono non essere elaborati correttamente. Si tende a ricordare l’evento che abbiamo letto, ma ci dimentichiamo del fatto che si trattava di una notizia falsa o smentita. Questo accade perché le notizie false vengono ricordate più facilmente e circolano in maniera più veloce.
Imparare a distinguere le notizie false da quelle vere richiede uno sforzo cognitivo maggiore, ma necessario. Solo così eviteremo di trasmettere e diffondere notizie tendenziose.